Si è svolto a Rimini nei giorni 9-10 Dicembre 2005 il


V Convento Nazionale
dell'Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraïm

Si è tenuto presso la sala Convegni dell'Hotel Continental di Rimini il V Convento Nazionale dell'A:.P:.R:.M:.M:., che ha visto una folta partecipazione di Fratelli da tutta Italia nonchè un nutrito gruppo di Fratelli proveniente dall'Oriente di Bucarest (Romania).
I Lavori Rituali in IV Grado sono stati intensi e corroborati, nella giornata di domenica 10, da tre interventi di istruzione nei simboli e nel grado da parte di eminenti studiosi quali:
Giustino Languasco 33:., Morris Ghezzi 33:.66:. e Claudio Bonvecchio 33:.66:.

Alleghiamo, di seguito, la relazione del Sovrano Gran Commendatore del
Supremo Consiglio dei SS:.GG:.II:.GG:. Ill.mo Fr:. Antonio Calderisi 33:.90:.95:.


RELAZIONE DEL SOVRANO GRAN COMMENDATORE
del SUPREMO CONSIGLIO
DEI SOVRANI GRANDI ISPETTORI GENERALI

          La volontà è la facoltà direttrice dell'intelligenza,
 che concilia la libertà della persona con la necessità delle cose
       (E.Levi)

     Carissimi fratelli,
è trascorso un anno dalla precedente Assemblea Generale del Rito.  Il Sovrano Gran Maestro mi incarica di porgere a Voi tutti il saluto del Rito e di presentarvi la relazione introduttiva della odierna assemblea, perché costituisca ulteriore motivo di riflessione del nostro lavoro.  
     Un breve preambolo, una riflessione metodologica, che attiene alle modalità decisionali di un iniziato -e questa è un'Assemblea di Iniziati- .  “Per un esoterista non esiste una soluzione eterna ed immutabile ad ogni problema, bensì quella che la saggezza suggerisce, a seconda delle condizioni di tempo, luogo e spazio nelle quali ci si trova ad operare”.
Orbene, poiché il Gran Maestro ha delegato al Sovrano Gran Commendatore il governo delle Camere dal 4° al 33° grado, vogliate accettare con amore, con spirito fraterno e con benevolenza le decisioni che volta a volta si assumono.   

Lo stato di salute del Rito
     Dopo trenta anni di vita l'A:P:R:M:M:, in rapporto alla situazione quantitativa e qualitativa del Grande Oriente d'Italia, all'interno del quale il Rito opera ed attinge i fratelli maestri, è divenuto abbastanza numeroso e sufficientemente maturo. E soprattutto “lavora” bene.
     Attualmente, in base ai “rapporti” che ho tenuto con i Membri del Supremo Consiglio, con i Gran Delegati Magistrali, con i Presidenti delle Camere e con numerosi altri fratelli, debbo prendere atto, da un lato del discreto stato di soddisfazione della maggior parte dei Presidenti di Camera, dall'altro di un certo disagio.
Sulle motivazioni del perché ci si deve ritenere soddisfatti dirò in prosieguo.
Ora mi preme sgomberare subito il campo dal non condivisibile stato di “disagio” che avverto in capo ad alcuni fratelli. Lo farò in maniera rapida e concisa, perché non voglio indulgere in sterili lamentazioni.  
     Due i motivi di “disagio”:
1) Il primo. Non è più pensabile che si possa prendere in considerazione il fatto che qualche fratello ancora lamenti di non “avere materiale per lavorare”.  Tali lagnanze sono veri e propri alibi;  tutti, infatti, se supportati da desiderio e volontà, hanno materiale sufficiente per lavorare:
-   ci sono anzitutto i rituali, che, ove li si voglia attentamente leggere, studiare e dinamicizzare, da
     soli basterebbero a riempire di contenuti il lavoro personale e collettivo;
-   ove si abbia desiderio di indagare, esiste una sufficiente bibliografia alla quale il Rito rimanda;
-   sono disponibili i rituali dei primi tre gradi;
-   il Sito offre ulteriori indicazioni di lavoro;
- numerose altre indicazioni sono state suggerite nel corso di alcuni Seminari e Convegni  
  organizzati dal Rito (a dire il vero la partecipazione dei fratelli è sempre stata piuttosto scarsa!);
- all'Assemblea Nazionale annuale del Rito, tenutasi a Rimini nell'Ottobre del 2004, ove ho presentato un Programma triennale di lavoro, concepito per Progetti distinti e separati, con l'indicazione sia dei Referenti dei singoli progetti che dei possibili tempi e modi di realizzazione degli stessi, è stato proposto un metodo di lavoro che consente a chiunque ne abbia desiderio e voglia, di impegnarsi in settori di attività che gli siano più congeniali (pochi mi hanno cercato offrendo la loro disponibilità!);
- lo stesso nuovo Opuscolo di presentazione del Rito (poco richiesto!) suggerisce, ove lo si voglia
  attentamente penetrare, una discreta mole di indicazioni;
- ci sono poi, ove si voglia fare esercizio di una certa cultura da elargire a se stessi ed all'esterno, le possibili attività dei costituiti Circoli Culturali (Imperia, Rimini, Lecce, ecc) e di quelli che possono ancora essere costituiti (rimando allo Statuto dell'Accademia dei Filaleti, a disposizione presso la Gran Segreteria);
- la Gran Segreteria, infine, funziona (fin troppo rigorosamente!); credo che ora non si possa più dire, come alcune volte ho sentito affermare in passato, che “da Perugia non arriva niente”.  
     2) Il secondo motivo di “disagio”
Molti fratelli sostanzialmente segnalano il pericolo che il Rito possa non aver chiara la propria missione e quindi perdere la propria identità ed abdicare alle sue peculiarità per seguire politiche che, allo stato, non dovrebbero riguardarlo o che si reputa dovrebbero essere gestite in maniera diversa dal o dai vertici del Rito.  

     Le possibili risposte
     Una sola: il Rito deve conservare e conserverà la sua vocazione e specificità esoterica e coerenti e conseguenti sono e saranno le sue risposte, specie in capo ai vertici del medesimo.
Senza minimamente porre in discussione il principio della gerarchia spirituale sulla quale si fonda un Ordine Iniziatico, va da se che i responsabili del Rito (Presidenti, Gran Delegati Magistrali, Membri del Supremo Consiglio), tenuto comunque conto dei lamentati disagi o pericoli,  debbono dare risposte consonanti con un Ordine Iniziatico, pena lo svuotamento dei suoi contenuti e lo svilimento del medesimo in quel tipo di “obbedienza” che spesso imputiamo ad altri!
     Voglio dire che le risposte che dobbiamo ai fratelli debbono essere di natura e di contenuto iniziatico.  Cerco di spiegarmi meglio.     
     Se i segni distintivi del Rito, i suoi scopi, le sue finalità, i suoi obiettivi sono quelli tante volte enunciati, primo fra tutti la conservazione della Tradizione, non possiamo non essere coerenti con tali enunciati e non tentare di attuarne i contenuti.
     Se in molti ci siamo ritrovati nel Rito, se in molti abbiamo auspicato ed ancora speriamo, malgrado dubbi sempre più ricorrenti, che i contenuti inziatici di una tradizione più fedele a se stessa, possa essere conservata grazie al nostro lavoro, individuale e collettivo, non possiamo abdicare al compito di essere “luciferi” di tali intenti.
     Se l'esserci trovati in tanti (o per lo meno in numero qualitativamente sufficiente a dare gambe a programmi e a strutture quali Presidenze, Delegazioni, Supremo Consiglio), se l'esserci trovati in tanti ha esaltato e motivato tutti noi, speranzosi di compiere un cammino personale e collettivo così come da tanto tempo auspicato, sentito, desiderato, sognato e prefigurato, non possiamo ora vanificare tutto ciò.
     Abbiamo individuato, tutti insieme, i tempi di attuazione di tale percorso, nel senso che abbiamo atteso le nostre rispettive maturazioni e che su tutto il territorio nazionale crescessimo in numero qualitativamente congruo, e ciò anche grazie ai contenuti sempre più graditi che in tutti gli Orienti siamo stati capaci di partecipare ai fratelli maestri, a mezzo iniziative e comportamenti adottati nelle logge od attraverso iniziative culturali locali e/o nazionali.
     La nostra “cultura esoterica” è stata sempre più veicolata da convegni, riunioni, manifestazioni e supporti di “marca Memphis”, sempre più pregnante e presente in seno alla politica culturale del GOI (ove “peschiamo” i fratelli maestri), mossi anche da quel sogno-desiderio-utopia, di inclinare una società iniziatica nel senso voluto dalla tradizione autentica.  Anche questa, del resto, è una funzione che deve essere esplicitata da coloro che si definiscono “conservatori” della Tradizione.
     In buona sostanza, preso atto che la Libera Muratoria è quanto di meglio (o meno peggio) sia rimasto in Occidente di ciò che si intende per Ordine Iniziatico Tradizionale, abbiamo sempre affermato che il Rito è un autorevole depositario in ambito massonico di tale tradizione, che si propone, a motivo della sua natura intimamente deista e spiritualista, di dare vita ad un vero e proprio lavoro esoterico che si accordi con gli scopi della Libera Muratoria.
     Abbiamo detto e ridetto che scopo primario del Rito è di fornire ai fratelli maestri gli strumenti tradizionali per la loro crescita spirituale, indicando le fonti alle quali attingere per elevarsi in tal senso.
     Nell'auspicare che i fratelli maestri, intraviste le opportunità iniziatiche del Rito, vi confluissero per arricchirne il Progetto e completare l'iniziazione, abbiamo sempre detto che in ambito GOI dobbiamo costituire un'area che in quanto composta da fratelli mediamente più preparati, sia di stimolo ad operare in senso esoterico e spirituale; abbiamo sempre ripetuto che dobbiamo alimentare l'originaria vocazione esoterica degli antichi Liberi Muratori e che dobbiamo costituire la base culturale da essere additata a mo di esempio per serietà, competenza, capacità di apporto e di immagine per tutta la Famiglia; presenza e tradizione non imposta né cercata ma richiesta. In buona sostanza esempi viventi dell'esistenza di una reale possibilità iniziatica.  
Fattori fondamentali per la stessa sopravvivenza del Rito.
     Orbene, se fino ad ora abbiamo avuto sempre presente tutto ciò e quindi siamo stati in grado di offrire risposte “in linea” con i suddetti contenuti, sia per non snaturare il Rito che per essere coerenti con noi stessi e con la funzione al cui esercizio siamo chiamati, non possiamo ora gettare alle ortiche tutto questo. Non sarebbe comportamento “iniziatico, esoterico”.   
     Pertanto, hic et nunc, (altrimenti disegneremmo utopie anzichè tentare di tracciare segni nel libro della storia), nell'ambito del nostro triplice “impegno iniziatico” -quello in seno al GOI, quello in seno al Rito e quello più importante di tutti, il lavoro individuale- si impongono delle determinazioni che tengano conto dei contenuti e delle condizioni di tempo, spazio e luogo, alle quali poc'anzi ho fatto riferimento.

     Determinazioni.
     Lavoro, lavoro, lavoro. Presenza e partecipazione.
Soprattutto Tornate Rituali delle Camere, Relazioni annuali sul lavoro compiuto, Seminari nazionali e/o regionali sui Rituali del Rito e dei primi tre gradi, Convegni a tema, costituzioni delle Accademie dei Filaleti, implimentazione del Sito, funzionamento sia amministrativo che esoterico del Supremo Consiglio e della Giunta, incontri regionali con i Delegati Magistrali ed i Presidenti, costituzione di una task force che tenga i predetti seminari anche presso i vari Zenith (in buona sostanza: vedasi il Programma 2004-05-06, presentato a Rimini lo scorso anno).
     Quanto più i fratelli si caleranno nei peculiari contenuti del Rito, tanto più diventeranno fratelli preparati per dare contenuto al lavoro individuale, a quello nelle Camere ed a quello nei primi tre gradi.  E' un fatto che in tale ultimo ambito (il GOI al quale abbiamo delegato la gestione dei primi tre gradi), in rapporto al nostro numero ed a fronte di una certa “non eccessiva cura” dell'Ordine degli aspetti esoterici del lavoro della Libera Muratoria, siamo in tali ambiti naturali   “primari” punti di riferimento.   
     La “cura” è stata lunga ma ha dato i suoi frutti: la quantità e la qualità dei fratelli è molto cresciuta, nel Rito, nel GOI, all'esterno.  Ambiti tutti nei quali non potremo che essere sempre più chiamati a rivestire ruoli, alla condizione di sapere come interpretare il ruolo del Rito ed i ruoli dei suoi singoli appartenenti.  E questo deve essere visto come un arricchimento del Rito e non come una contraddizione.
     La nostra “politica” con il GOI non può essere che quella di lasciare al Grande Oriente il compito di fare il suo “mestiere” ed al Rito, a motivo delle peculiarità dei suoi scopi, di fare il suo.
     Nella misura in cui sapremo farlo e quanto più riusciremo ad assumere nelle Officine l'autorevolezza che distingue quasi sempre l'operato dei nostri fratelli, a motivo della qualità del loro apporto durante i lavori in Loggia e nelle mille altre occasioni d'incontro fuori della Loggia (incontri, convegni, vita sociale), tanto più diventeremo quegli opinion leader ai quali inevitabilmente si farà riferimento.
     Allora e solo allora, naturalmente, inevitabilmente, necessariamente, si sarà chiamati -e decideremo se farlo o no-, con profonda soddisfazione di chi chiama e di chi è chiamato, ad assumere incarichi.  
     Allora e solo allora sarà stata gratificata la forma divenuta sostanza e la sostanza divenuta tutt'uno con la forma.
     Allora e solo allora si sarà divenuti indispensabili a se stessi ed agli altri e con profonda soddisfazione, nell'interesse della crescita personale e collettiva, nell'interesse di un Ordine Iniziatico Tradizionale, saremo stati in grado di determinare o di inclinare gli eventi, saremo stati la causa causante e causata del processo di cambiamento.
     Se non aspiriamo a questo, se ragioniamo come si fa nei partiti od in altre associazioni profane, cosa ci facciamo in un Ordine Iniziatico?  Si dirà: “si però ........”  Lasciamo perdere discorsi di questo tipo, non ci appartengono!   La scommessa eroica in questa vita terrena è un'altra.
     Dunque politica elitaria, “opinion leader” di tale “cultura” d'elite, intesa nel senso etimologico del termine, e poi camminare verso mete di alto spessore senza preoccuparsi degli orpelli.
     Solo occupandoci della nostra “Mission”, del nostro “Progetto”,  potremo far emergere tale nostra “cultura”, l'apprezzamento sempre più sincero dei fratelli, assieme ai quali avremo compreso il senso di una vera esperienza iniziatica, della quale ci dichiariamo paladini.

     Circa i rapporti con gli altri Riti
     Credo che il problema non ci debba occupare più di tanto. La misura e la qualità del nostro lavoro non può essere parametrata o impostata come risposta a quanto fanno gli altri: ogni qual volta l'abbiamo fatto ci siamo distratti, abbiamo avuto a che fare con logiche che non ci appartengono, non siamo stati noi stessi.
     Laddove “attaccati”, come è successo, valuteremo di volta in volta quale atteggiamento conseguente assumere, attuando una strategia comune, posta in essere da tutti e con comportamenti uniformi.  Una condotta uguale adottata da tutti, infatti, sarà molto più efficace della somma delle singole condotte, specie se diverse una dall'altra.
     Dovremmo prendere maggiori iniziative di dialogo con gli altri Riti.
     Circa i rapporti internazionali
     Sappiamo che deve vigere il principio della territorialità e della reciprocità, per cui il nostro Rito deve avere rapporti solo con fratelli maestri il cui Grande Oriente o Gran Loggia abbia rapporti con il Grande Oriente d'Italia (reciproci riconoscimenti). Accertato questo i fratelli Maestri stranieri che intendono far parte del nostro Rito debbono farsi iniziare al Rito previa stipula di un Protocollo d'Intesa con il loro Grande Oriente o Gran Loggia, del tipo di quello esistente fra il nostro Rito ed il GOI.
     Per il resto prudenza ed attenzione alle qualificazioni dei bussanti ed alle loro “oneste e buone intenzioni”.
     Dovremmo prendere contatti con gli altri Riti Memphis fratelli a livello internazionale (se regolarmente riconosciuti).
     Attenzione e cura, infine, ai rapporti con i Riti che gemmano dal nostro.

     Carissimi fratelli, ho detto.
Antonio Calderisi  33..90..95..





Alleghiamo, di seguito, la relazione Morale del Ministro di Stato Fr:. Claudio Bonvecchio


RELAZIONE MORALE DEL GRANDE ORATORE DEL SUPREMO CONSIGLIO DEI SS: .  GG: .  II:. GG:.
DELL'ANTICO E PRIMITIVO RITO DI MEMPHIS E MISRAIM

Ven.bilissimo Gran Hyerophante, Venerabili Fratelli del Sovrano Santuario, Potentissimo Sovrano Gran Commendatore, Potentissimi Fratelli del Supremo Consiglio, Eccellentissimi Fratelli Presidenti delle Camere Rituali, Cari Fratelli tutti,
l'attuale, felice, occasione , la V Assemblea Nazionale Italiana dell'Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim , comporta la tradizionale e dovuta Relazione sulle attività e sull'organizzazione amministrativa del nostro Venerabile Rito, da parte del Grande Oratore del Supremo Consiglio. Vorrei tuttavia che questo mio breve intervento non fosse , né ci tiene ad esserlo , un mero elenco di quanto è stato fatto. Piuttosto vuole porsi come un momento di riflessione morale sull'anno trascorso. Un anno che è stato impegnativo , come per altro quelli passati , per il Cammino Esoterico di ciascuno di noi. Un anno, ancora, in cui tutti i Fratelli hanno dato il meglio di se stessi: nell'organizzazione delle Camere Rituali, nei momenti di incontro, nelle occasioni di gioia fraterna e di sollecito, profondo, impegno personale.
Hanno dato il meglio anche quando hanno avanzato problemi e dubbi e hanno manifestato insoddisfazione. D'altronde, è carattere perspicuo di un Rito Iniziatico come il Nostro - ce lo ha insegnato il Nostro Ven.bilissimo Gran Hyerophante - avanzare problemi, porsi dubbi e manifestare insoddisfazione: con chiarezza, schiettezza e lealtà. Se così non fosse non saremmo Adepti della Luce e il Nostro Venerabile Rito si adagerebbe nel compiacimento, narcisistico, dei suoi risultati, della sua potenza morale e della sua autorità spirituale. Autorità, per altro, che molti ci invidiano, anche quando ci attaccano: con pretestuosi motivi. Ma di loro, parce Domine, abbi pietà Signore.  
Proprio in virtù di questa nostra innata inquietudine continuiamo a crescere. È una crescita lenta: qualitatitiva oltre che quantitativa. A noi, infatti, non si addice la fretta. Non interessano i grandi numeri e neppure stanno a cuore cariche ed onori: da altri sbandierati, da altri desiderati, da altri perseguiti. La consuetudine della riflessione ed il rapporto con le Potenze Interiori ed Esteriori sono ciò che ci preme. Entrambe ci hanno insegnato a porci dinnanzi alle cose del mondo - anche a quelle per noi più accattivanti - con quell'olimpica tranquillità che è il sigillo sia degli Illuminati che di coloro che si avviano, con fatica, a diventarlo.
In questo spirito e con profonda convinzione - e lo affermo con soddisfazione ed orgoglio - nessuno è venuto meno a quel principio di obbedienza e coesione che ci vincola in un Corpus Esoterico e che ci ha fatto rimanere tutti, senza distinzione, in profonda e sincera Comunione con il Nostro Ven.bilissimo Gran Hyerophante e con il Nostro Venerabile Rito. Senza questa Comunione Iniziatica e Gerarchica non c'è - sia ben chiaro - alcuna regolare Catena Iniziatica ed alcuna Trasmissione Sapienziale. Non esisterebbe, perciò, il Nostro Venerabile Rito o sarebbe niente più che una scimmia - come si diceva nel Medioevo - dell'Esoterismo, una “brutta copia” della profanità. Cosa che nessuno di noi né desidera né si augura.
Il nostro, infatti, è un Rito intrinsecamente Esoterico: giova ricordarlo e ricordarcelo. Ciò gli conferisce una forza immensa che, non sempre, la Libera Muratoria del Grande Oriente possiede, di cui non sempre la Libera Muratoria del Grande Oriente si rende conto. Tuttavia, tale indiscutibile realtà lo vincola, anche, a alte e maggiori responsabilità: responsabilità individuali e collettive. Esse appaiono tanto più rilevanti in quanto si collocano in un momento storico come quello presente. Un momento in cui sembra essere venuto meno il rapporto che lega l'uomo, l'Iniziato, a quei Piani Sottili e Spirituali da cui traiamo la linfa per la Vera Vita. Quella Vita che si oppone alla profanità. Quella Vita che guarda al Sole Splendente della Verità e della Giustizia. Quella Vita che si rivolge al Supremo Artefice dei Mondi, al Deus Absconditus ma Praesens, cui si rivolge la nostra riverente, umile, piena, totale preghiera.
Non possiamo, pertanto, nasconderci che , in piena sintonia con l'Impegno Iniziatico dei gloriosi Maestri che ci hanno preceduto , ci compete un Impegno Iniziatici più radicale ed una Presenza Esoterica più incisiva nei Regni dello Spirito. Lo richiede la difficile ora presente.
Oggi, infatti, sembra che ovunque , e talora anche nella Libera Muratoria , abbia seguito quel relativismo nichilista che, in nome del caos, vuole azzerare qualsiasi valore. Valore che, per noi, si declina nella Fratellanza, nell'Uguaglianza interiore, nella Libertà dello Spirito e nel contatto con la Fonte dell'Unico, Vero, Potere. Di fronte a questa decadenza , che assume l'aspetto di un tramonto dell'uomo , l'Adepto non può, non deve, ritirarsi in se stesso. Non può opporre uno sdegnoso silenzio o il narcisistico compiacimento della propria condizione: una condizione per altro sempre precaria. L'Adepto deve combattere , nel mondo profano e nella Libera Muratoria , perché trionfi il bene e il giusto. Ossia perché, effettivamente, si realizzi la trasmutazione alchemica che conduca alla pienezza e alla compiuta armonia della complexio oppositorum. Contemporaneamente deve però farsi Katechon: ossia colui che frena, che blocca il decadere del mondo, secondo l'assunto sapienziale di San Paolo.
Ma questo significa , rinnovando i Voti Iniziatici , operare interiormente quella metabasis Esoterica cui deve far seguito un analogo mutamento nell'esteriorità. A questo scopo non si possono , seppur brevemente , dimenticare alcuni punti nodali. Essi tracciano il perimetro stesso dell'essere Esoteristi e dell'appartenenza al Nostro Venerabile Ordine
Il primo è l'attitudine meditativa. Essa si sostanzia nell'abitudine quotidiana alla meditazione, secondo la tradizione del Nostro venerabile Rito e gli insegnamenti del nostro Venerabilissimo Gran Hyerophante. Rappresenta l'armatura simbolica ed ideale di chi vuol combattere in nome del Silenzio Iniziatico contro il rumore profano e controiniziatico.
Il secondo è la disciplina della lettura (e della riflessione) dei testi sapienziali della Tradizione. Rappresentano, simbolicamente, l'elmo che ci ripara dai colpi provenienti dall'esteriorità.
Il terzo è la pratica operativa. Essa prende corpo sia nella precisa e convinta adesione alle norme della Ritualità (in tutti i suoi aspetti) sia in quella altrettanto, precisa, attenta e convinta Operatività che compete a ciascun Grado del Nostro Venerabile Rito: per il perfezionamento nostro e di chi ci circonda. Rappresentano, simbolicamente, le armi con cui possiamo difenderci e combattere: in nome dei nostri ideali, delle nostre scelte e del Nostro Venerabile Rito.
Il quarto è il rispetto , già ricordato , per le regole del Nostro Venerabile Rito e per la Catena Gerarchica che lo informa e lo regola. Catena che è ispirata al servizio. Catena che si radica nella Continuità Iniziatica ed Esoterica impersonata dal Nostro Venerabilissimo Gran Hyerophante. Catena che non può essere concepita come vantaggio o notorietà personale ma solo ed esclusivamente a gloria del Supremo Artefice dei Mondi, secondo l'antica divisa templare che recita: non nobis, Domine. Rappresenta, simbolicamente, lo stendardo che ci qualifica come combattenti: come i Novi Milites di questa età.
Il quinto ed ultimo (e sicuramente il più arduo) è cercare, il più possibile, di realizzare la piena e sintonica Comunione con i piani Sottili: per averne fondamento, consolazione, gioia e forza. Rappresenta la cavalcatura simbolica che ci porterà lontano: al di là delle pianure verso le Montagne Sacre dove si respira l'aria delle vette o nella battaglia che , come insegna il Bagavadghita , impegna da sempre gli uomini e gli dei.
Non sono facili incombenze. Sono più simili ai precetti di monaci guerrieri, ed infatti abbiamo molte caratteristiche simili a quelle dei monaci e molte simili a quelle dei guerrieri. Ma in più possediamo una ironia ed una gioia di vivere che non sempre, entrambi, possedevano. Per questo la nostra forza è quanto meno pari, se non superiore alla loro. E, come loro, siamo chiamati ad un impegno totale. E questo impegno, solenne, convinto e totale è quello che ci fa essere qui: oggi. È quello che ci rende partecipi al Nostro Venerabile Rito.
In questo spirito e in conclusione, credo di interpretare il sentire comune di tutti Fratelli nel ringraziare il Nostro Gran Hyerophante , il carissimo Fratello Giancarlo Seri , che, in continuità con il Ven.bilissimo Fratello Francesco Brunelli, con tutti i Grandi Hyerofanti che l'hanno preceduto e con il Sovrano Santuario,  regge, saldamente, questo Venerabile Rito. Analogo ringraziamento va, anche, al Nostro Sovrano Gran Commendatore: strumento propulsore ma anche Confessore e Penitenziere del Rito, la cui pazienza e disponibilità è proverbiale. Ne si può omettere un sentito ringraziamento per il lavoro, tanto silenzioso quanto indispensabile, del Potentissimo Fratello Alfredo Marocchino, Gran Segretario del Supremo Consiglio e per quello di tutti coloro che servono con umiltà e dedizione, in questo Rito, il Supremo Artefice dei Mondi.
A Lui va il nostro precipuo, sentito ringraziamento, la nostra dedizione ed il nostro sempiterno impegno.




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